giovedì 26 settembre 2013

Omaggio a Joan Mirò

                                         
                                          Omaggio a Joan Mirò
                                          Olio, lana, spago su tappeto di lana
                                          cm 80 x 120
                                          2013

Riflessi di luce


                Riflessi di luce (interno della sala dell'organo di palazzo Guell a Barcellona)
                Olio su cartone
                cm 60 x 72
                2013

Case a Stoccolma


    Case a Stoccolma
    Olio su cartone
    cm 100 x 70
    2013
                                         

sabato 14 settembre 2013

Riflessi a Venezia 2013


   Riflessi a Venezia
   cm 61 x 36
   Olio su compensato
   2013

Colori ed ombre


                           Colori ed ombre
                           cm 50 x 70
                           Acrilico su compensato
                           1984

Sottoportico

                
                        Sottoportico
                        50 x 70
                        Acrilico su cartone
                        1984

Casa a Burano

            
                  Casa a Burano
                  cm 30 x 40
                  Acrilico su Cartone
                  1984

Burano


                          Burano
                          cm 20 x 30
                          Tempera su cartone
                          1983

camino


          Camino
          cm 40 x 40
          Tempera su cartone
          1983

Camino

                         
                         Camino
                         cm 50 x 70
                         acrilico su compensato
                         1984

Ombre


      Ombre
      cm 40x 40
      Acrilico so compensato
      1984

giovedì 12 settembre 2013

Chi sono



Sono Fulvio Bonetti, sono nato nel 1957 e dipingo ormai da più di trent’anni. Non sono un pittore professionista, ma nell’arco di questi anni ho potuto fare diverse esperienze artistiche ed ora vorrei mostrarle ad un  pubblico più vasto di quello che mi ha seguito fino ad oggi, e credo che la rete sia una valida opportunità.

Qui di seguito presenterò, oltre le foto dei miei quadri divisi per periodi di esecuzione,  anche degli scritti che hanno caratterizzato negli anni il mio percorso artistico, sperando di far capire meglio chi sono e soprattutto cosa cerco di raccontare.

Grazie a tutti coloro che avranno la pazienza e la curiosità di leggere queste pagine, e soprattutto se avete consigli, critiche, commenti sia positivi che negativi da fare, scrivete pure, ne sarò soddisfatto.

IL PERIODO DI BURANO ( Gli anni 80)

In questo periodo ho studiato a Venezia, dove ho iniziato anche ad esporre e soprattutto sono stato particolarmente colpito dalla città e in special modo dall’Isola di Burano e a tutta la storia a cui legata.

Ecco qui alcune citazioni e un mio commento finale.

 

                                                                                                                                        Venezia, 1849

Venezia … giace ancora dinnanzi ai nostri sguardi nel periodo finale della decadenza: un fantasma, così debole, così immobile, così spoglio di tutto, tranne la propria grazia, che quando ne osserviamo il languido riflesso sulla laguna, ci chiediamo quasi fosse un miraggio  quale sia la città, quale l’ombra. Vorrei tentar di tracciare le linee di questa immagine prima che vada perduta per sempre, e di raccogliere, per quanto mi sia possibile, il monito che proviene da ognuna delle onde che battono inesorabili, simili ai rintocchi delle campane a morto, contro “le pietre di Venezia”.

                                                                                                                John Ruskin

                                                                                                         Da “Le pietre di Venezia”

 

                                                                                                                                     ,

                                                                                                                   Venezia, 8/10/1786    

(…) Percorrendo le lagune in pieno sfolgorio        di sole ed osservando ai fianchi delle Gondole i gondolieri nelle loro agili movenze e nei loro costumi variopinti scivolar via curvi sul remo, mentre le loro figure si profilavano sopra lo specchio verde chiaro dell’acqua, nello sfondo azzurro cupo dell’aria, ho ammirato il migliore e il più fresco quadro della scuola veneziana. La luce del sole dava un risalto affascinante ai colori locali e le ombre spiccavano così nette, che a loro volta avrebbero potuto servire, in certo modo di luci.

Lo stesso si può dire dei riflessi verdi dell’acqua marina. Tutto era chiaro dipinto su fondo chiaro. (…)

                                                                                                        J.W. Goethe                                                                                                                                                 da “Viaggio in Italia”

 

                                                                                                                                             Venezia,1913

 

                                                                                                                  Giornate D’oro. Alla sera per consultarci e consolarci in privato si salpava con dei sandoli verso Burano Beata e sotto una pergola amica, nel crepuscolo incantato, tra i pescatori che sapevano ancora a memoria le ottave del Tasso e se le spalleggiavano a gran voce, lubrificandole a gran voce, lubrificandole a furia di doppi litri potenti come torri, finivamo di demolire del tutto l’arte decrepita, la critica orba, la ciurma dei bottegai e dei borghesi senza testa e senza cuore….”

                                                                                                        Nino Barbantini

                                                                                               Direttore di Ca’ Pesaro (1913)

 

                                                                                                          Venezia, marzo 1987

              Probabilmente molti di quanti si sono soffermati davanti ad uno dei miei quadri si sono domandati il perché …, perché Venezia, perché proprio l’Isola di Burano, perché questi colori e queste ombre così violente. Per far capire meglio, a tutti, questi perché ho ritenuto opportuno riproporre tre brani che mi sembrano particolarmente significativi e che, anche se scritti da tre autori diversi, in circostanze ed in epoche molto diverse, riescono in parte a sintetizzare cosa vado cercando.

Certamente il critico d’arte John Ruskin mi ha entusiasmato ancora prima di conoscere Venezia, quando,  diversi anni fa, mi è capitato tra le mani il suo libro  “Le pietre di Venezia” che ho letto tutto d’un fiato. Il giorno dopo ero lì, a Venezia, per conoscere “Lei “ e tutta la laguna con le sue isole.

 Il secondo brano L’ho letto quasi per caso, in un  opuscolo,  a teatro, quando ormai da alcuni anni studiavo a Venezia e già dipingevo le calli, le case, le barche. Leggendolo ho capito perché mi piacevano tanto quegli aspetti della laguna, e quella sera mi sono reso conto che non sarei mai stato in grado di raccontarli con la penna ma con il pennello forse si.

Il terzo brano è una storia più lunga e magari ancora più “sentita”. Stavo seguendo un corso, all’Università di Venezia, di storia dell’ arte condotto dal Prof. Guido Perocco. In quel periodo studiavamo proprio la nascita della pittura moderna a Venezia, la nascita della Biennale e della galleria di Ca’ Pesaro ai primi anni del ‘900.

E’ in questo periodo che si forma la scuola di Burano formata da pittori,  poi, diventati famosi come Rossi, Martini, Semeghini, Moggioli, Valeri ecc… Il leggere le lettere di questi artisti, le storie che nascevano fra di loro, i contrasti, le loro ansie e le loro vittorie e il capire meglio cosa provavano per questa “Burano beata” è stato incredibilmente forte su di me. Questo che ho proposto è un racconto del 1913 di Barbantini, direttore di Ca’ Pesaro, e mi sembra che non occorrano parole per far capire qual’ era lo spirito che animava questo gruppo, per me diventato un ideale, ormai impossibile da realizzare visto che sono cambiati i tempi e i modi di vedere le cose, ma pur sempre un incentivo per continuare dopo tanti decenni a raccontare Burano, le sue case , la sua storia.

 

Questo è quello che scrivevo nel 1987, per presentarmi al pubblico in occasione di una mostra personale  allestita a Cormons (UD) nell’aprile/maggio dello stesso anno. Poco tempo dopo quella mostra la mia “avventura” a Venezia finisce, bisogna cominciare …a fare i seri….  Pensare al futuro… e Burano un po’ alla volta si allontana e così  anche le mostre e tutto il contorno…, continuo a dipingere quando ho tempo e Burano e Venezia restano sempre dentro. Mi riprometto di  riprendere a dipinge Burano, ma sento che devo percorrere anche altre strade. Negli anni ci provo ,e sono anni di ricerche, di cose discrete e di insuccessi…,ma ci provo…sempre…anche se appoggiato da pochi, o forse da nessuno, però so che devo continuare…magari di notte…e così sono arrivato al 2013.

 

A questo punto dovrei presentare un elenco delle varie mostre personali ,collettive, ex tempore  ed eventuali riconoscimenti, ma non mi sembra il caso, anche perché non ho mai creduto molto a tutto questo. Preferisco riportare quello che hanno scritto su di me, in occasioni particolari, dei critici, dei semplici amanti dell’ arte, dei pittori, qualche giornalista, e, perché no, qualche amico che magari mi conosce meglio, ed anche qualcuno  che, purtroppo, non c’è più.

 

La prospettica sublimazione del colore.

Ormai sappiamo tutti com’ è sorta Venezia, si può dire dall’acqua. Dalle prime case costruite con materiali di seconda mano, con gli anni si arriva a un’ edilizia di bellezza impareggiabile nella sua fattura, ma ormai inerme per la sua struttura che, nelle fondamenta, trova il più grave stato di decadenza.

I veneziani, con secolare fatica, sono riusciti a renderla grande nella storia e incomparabile nell’amministrazione e nel commercio, ma sono stati disattenti al degrado che ha continuato  ad incombere su di essa portandola via via ad uno stato di abbandono. I problemi che ora si pongono sono molteplici sia per le isole periferiche che per quelle centrali.

Cosa rimane allora di veramente immutato in lei? La spontaneità della sua gente, le sue voci , i suoi colori, i fantasmi del passato, i suoi tesori, il fascino delle sue rinnovate albe che si riflettono sulla laguna, l’odore di salsedine che entra in noi in una pace che ha qualcosa di eterno e che fonde in se passato e presente.

Fulvio Bonetti assimila tali investigazioni, scappa da un mediocre e annebbiata realtà urbana e si rifugia in queste isole, tra le quali Burano gli è particolarmente cara. Egli punta alla ricerca oggettiva di vivacità di luci, colori, suoni, contrasto di ombre, linee e riflessi che gli danno la forza e l’espressività congeniali per rappresentare le case, in una personale prospettica sublimazione del colore.

Sono le calli, le case, le barche di un’isola come Burano a colpire l’artista per i loro colori violenti. Egli riesce a trasmettere nelle sue tele luci – ombre, l’alternarsi delle linee invisibili, verso punti di fuga all’infinito e a frenare la sola realtà la sola realtà che gli è data da quei panni stesi: “ – de ongo ae corde che  e corde sue carucoe soto ae finestre dee case –“ .

La tematica di Bonetti sfocia quasi sempre nell’architettura; le case rappresentate in tutta la loro poesia e con tutta la forza che egli riesce a imprimere sono “le sue case”. All’architettura spaziale s’aggiunge un tono di colore che tende sempre più a tagliare, nella sua pienezza, luci ed ombre quasi volesse nutrirsene per abbeverarsi poi nella laguna.

Per Bonetti dunque la maturità del suo messaggio è data con grande voglia di rivelare tutta la realtà rifacendosi ai luoghi dove è solito” camminare”: momenti particolari in cui egli riesce ad essere se stesso e ad osservare, con occhi meravigliati, il mondo che lo circonda in un riverbero che fluisce nel nostro” guardare” e spera che ci possa essere sempre in noi, un piccolo frammento di isola. 
                                                                                                                Michele Recluta

                                                                                                                                    

Aprile 1987

 

L’isola di Burano con le sue case dalle tinte intense e solari hanno ispirato la vena pittorica del giovane F.B.

Attento nel particolare e preciso nel disegno, egli interpreta i molteplici volti della luminosa Burano con una sensibilità che sfugge all’ovvietà pittoresca delle inquadrature e valorizza la dimensione spaziale secondo ritmi attuali. Esplorando il gioco cromatico di luci ed ombre sugli intonaci delle silenziose calli, l’artista crea una trama strutturata ben equilibrata e visivamente gradevole.

                                                                                                                   M.C. Vilardo

                                                                                                               Da “il Piccolo” 1/5/1984

 

Giovane Artista che si delinea ormai con chiarezza nel novero dei pittori locali per la forza innovativa del suo colore, tipicamente tratto dalla” sorgente veneta”, offrendo opere dal taglio vivace e vigoroso.

                                                                                                                    A. Visintini

                                                                                                  Da” Catalogo del mini quadro”, 1985

 

Scorci di paesaggi trattati con ottima intuizione con una tecnica mista che dimostra una attenzione ed una applicazione notevole.

La vivacità dei colori ben si amalgama con il soggetto rappresentato creando opere d’una luminosità e d’una vivacità di gioiosa bellezza.

                                                                                                                       A. Folin

                                                                                                  Da “Catalogo del mini quadro 1983” 

 

La luce, l’ombra, il colore, la prospettiva sono gli aspetti che più attraggono l’attenzione di questo giovane artista che con buona tecnica ce li propone nei suoi scorci di calli e nelle sue case.

Sono paesaggi di Burano, l’isola che lo ha colpito per i colori violenti delle sue case, l’azzurro terso del suo cielo e la sua luce intensa, alla quale si contrappone un’ombra altrettanto intensa e scura.

Il risultato, contrariamente a quello che si potrebbe pensare, da vita a dei paesaggi vivi, allegri e allo stesso tempo ben equilibrati e piacevoli a vedersi.

La sua capacità di sintesi nel disegno e nel colore gli permetterà certamente in futuro altre esperienze ugualmente valide.

                                                                                                             M. Plocher (1984)

 

Con la rottura delle linee e del colore effettuata mediante una indovinata e particolare lavorazione artigianale del supporto, l’artista ha saputo donare alle sue opere una nuova atmosfera, più ovattata, silenziosa e sonnolenta, tipica dei pomeriggi estivi caldi ed afosi, quando i contorni sembrano sciogliersi per fondersi nell’aria umida e pesante.

Anche con questa nuova maniera di esprimersi l’artista dimostra una notevole sensibilità per tutto ciò che riguarda l’ambiente che lo circonda e per i vari aspetti della natura e soprattutto riesce a coinvolgere emotivamente chi si sofferma ad osservare le sue opere.

                                                                                                           M. Plocher (1986)

 

Ispirandosi alla matrice pittorica veneta, ferma la sua attenzione sulle possibilità compositive di prospettiva, colore, luce ed ombra in un accostamento dalla sicurezza tecnica e dalla suggestione poetica che le silenziose calli e le vivaci cromie delle case di Burano alimentano.

                                                                                                              M.C. Vilardo

                                                                                                      da “il Piccolo 29/9/1986

 

Le sue architetture si stagliano sicure contro il cielo, come se tutta l’intimità racchiusa volesse raggiungere mete all’infinito.

                                                                                                            P.ssa Poli Dolores

 

Una mano educata, con padronanza di esecuzione; pittura pulita ,equilibrata e poetica. Con la perseveranza uscirà senz’altro dal grande mucchio. Giudizio di un collega anziano:

                                                                                                                      Rambuschi

 

Si esprime come pittore in stile architettonico, per non dire ingegneristico. Ma, pur nell’aridità della sua pittura riesce a commuovere e ad innescare sentimenti.

                                                                                                                      Paolo Zaccai

 

La struttura rigorosa, e dolce allo stesso tempo, i toni caldi degli impasti, fanno molto meditare. Quasi sdraiato Bonetti scopre le sue prospettive fino ad innalzare l’isola di Burano all’infinito. Una finestra,  una gronda, una poesia.

                                                                                                                          Vanni Berton

Un intrigante gioco di colori. Il pittore presenta 12 quadri della sua collezione, 8 di piccole dimensioni e 4 grandi: La mescolanza e la sovrapposizione vivi sono l’unico elemento in comune, perché la scelta di realizzare quadri astratti permette poi ad ognuno di riconoscere ciò che la fantasia suggerisce. Ed è proprio questo che ha spinto Fulvio Bonetti a passare dalla tecnica figurativa a quella astratta: la libertà di dare forma alle emozioni e l’autonomia dell’interpretazione. Tutti i quadri hanno una cornice legata ai colori del dipinto: a volte c’è continuità, altre un contrasto netto per far risaltare le tinte utilizzate. L’artista usa supporti diversi, dal foglio di carta alla faesite gessata, e materiali, come spaghi e cartoncini che regalano una terza dimensione al dipinto. I colori usati sono smalti e lacche, miscelati fra loro per ottenere sfumature sempre nuove e differenti. Si nota che nei quadri c’è uno studio accurato sui colori, sulla profondità e sui piani visivi, infatti, soprattutto in alcuni dei dipinti esposti, l’occhio di chi guarda viene condotto attraverso una serie di filtri fino ad arrivare allo sfondo del quadro.

                                                                                                            Rossella de Candia

                                                                                                        “Il Piccolo”, 6/11/2009

 

…. Nel negozio- atelier sono esposte una ventina di opere che rappresentano il percorso artistico di Bonetti, dai primi quadri risalenti agli anni ’80 raffiguranti le linee architettoniche di Burano, fino ai lavori più recenti, realizzati con un originale e sapiente uso di materiali diversi, come il gesso, la calce, e gli smalti.

Osservando i quadri è possibile notare come i colori siano una costante della propria ricerca artistica che l’ha portato dall’architettura spaziale di matrice figurativa del primo periodo fino alle forme più astratte ed informali ispirate al pittore statunitense Jackson Pollock.

L’artista monfalconese concentra la sua attenzione sulla mescolanza e la sovrapposizione di tonalità vive ed intense e le sue opere, realizzate su supporti diversi, sono caratterizzate da un’abile rappresentazione delle prospettive e delle profondità.

                                                                                              da “il Piccolo” del 30 Giugno 2013