Gennaio 2016
Fulvio
Bonetti
Dovessimo definire in poche,
telegrafiche parole la vicenda artistica di Bonetti, potremmo scrivere:
irreale, surreale, ludica, favolica, policroma. Sono, queste, tutte attribuzioni
che ben si addicono all'autentica passione di un pittore entusiasta e motivato
da ragioni per lui stesso insondabili, ma che pure ne determinano la continua
ed incessante ricerca. Bonetti idealizza le sue città interiori, le rende
felicemente impossibili, accese e, a suo modo, piene di vita. Le fa diventare
incerte e provvisorie nelle linee dinamiche, quasi a voler richiamare la
provvisorietà dell'esistenza stessa. La sua immaginazione abbatte la grigia
cortina delle realtà urbane, l'appiattimento di una quotidianità alienante ed
allucinante, per proporre una vita volutamente 'semplificata' e riconoscibile
nei colori accesi delle case buranesi dei pescatori come in una Venezia
onirica, pervasa da soluzioni cromatiche inattese e da scorci lagunari intrisi
di nostalgia. La mente sintetica, nell'azione dell'immediato percepito,
richiama a sé l'essenza concreta delle cose, e solo successivamente essa
procede all'analisi ponderata. Questo principio, suggerito dalla psicanalisi
moderna, pare venga applicato da Bonetti che irrompe nelle composizioni con un
vitalismo scenico straripante, scevro da qualsivoglia convenzione formale, che
ne costituisce una cifra artistica degna di attento apprezzamento. Una pittura
concepita per far dimenticare quell'infelicità terrena che sovente soffoca il
nostro cuore.
Giancarlo Bonomo