venerdì 5 agosto 2016



Gennaio 2016
Fulvio Bonetti


Dovessimo definire in poche, telegrafiche parole la vicenda artistica di Bonetti, potremmo scrivere: irreale, surreale, ludica, favolica, policroma. Sono, queste, tutte attribuzioni che ben si addicono all'autentica passione di un pittore entusiasta e motivato da ragioni per lui stesso insondabili, ma che pure ne determinano la continua ed incessante ricerca. Bonetti idealizza le sue città interiori, le rende felicemente impossibili, accese e, a suo modo, piene di vita. Le fa diventare incerte e provvisorie nelle linee dinamiche, quasi a voler richiamare la provvisorietà dell'esistenza stessa. La sua immaginazione abbatte la grigia cortina delle realtà urbane, l'appiattimento di una quotidianità alienante ed allucinante, per proporre una vita volutamente 'semplificata' e riconoscibile nei colori accesi delle case buranesi dei pescatori come in una Venezia onirica, pervasa da soluzioni cromatiche inattese e da scorci lagunari intrisi di nostalgia. La mente sintetica, nell'azione dell'immediato percepito, richiama a sé l'essenza concreta delle cose, e solo successivamente essa procede all'analisi ponderata. Questo principio, suggerito dalla psicanalisi moderna, pare venga applicato da Bonetti che irrompe nelle composizioni con un vitalismo scenico straripante, scevro da qualsivoglia convenzione formale, che ne costituisce una cifra artistica degna di attento apprezzamento. Una pittura concepita per far dimenticare quell'infelicità terrena che sovente soffoca il nostro cuore.  



                                                                                                                         Giancarlo Bonomo